il fantasma dentro

fatevi un selfie, che corrisponde al guardarsi davanti allo specchio per più di 5 secondi. Nell’osservare o guardare, dopo un po’ uscirà il vostro fantasma. Un’immagine degna di un pittore, che racchiuderà tutto il vostro carattere, tutti i vostri difetti, tutto quello che avrete voglia di mettere a nudo, in trasparenza. La vera immagine di voi, oppure il feticcio che vi siete auto-costruiti per sentirvi sicuri, dietro quella maschera.

Scrivere un ritratto è il modo più facile o più difficile per descrivere linee, colori, caratteri, modi, stile, sembianze. Si parte da se stessi, perché in teoria ci conosciamo meglio, ma non è sempre vero. Non stiamo parlando di piacerci oppure no. Stiamo dicendo che si deve decodificare con le parole scritte, la forma e le sembianze di chi stiamo osservando, facendo in modo che chi leggerà il testo, possa farsi un’idea di che cosa avevamo davanti agli occhi.

era buio, ma la puzza di sangue saturava le narici, strizzavo gli occhi e non capivo quanto fosse distante da me quel fetore. Mi tremò tutta la colonna vertebrale, la pelle si avvizzì, come tanti pizzicotti. Lui era appeso al soffitto, la sua testa era a un centimetro dal mio viso. La massa informe luccicava, feci un passo indietro, poi un altro per essere sicura, Il bianco di quello che rimaneva degli occhi si illuminò. La mazza da baseball aveva colpito fino ad ucciderlo. La mano mi si chiuse d’istinto sul naso, bloccando l’ingresso del fetore. Il rosso era nero, e colava, non capivo se fosse solo il sangue o la pelle che cadeva a pezzi.

Quindi il lettore guarderà attraverso i nostri occhi, e le sensazioni le vivrà in modo attivo, sentirà la puzza ed immaginerà di essere ad un centimetro da quella testa penzolante.

Poche parole, ma efficaci allo scopo. Per descrivere un ritratto, bisogna essere il lettore, l’assassino, la vittima, tutto assieme.